Avere pietà di loro? Sì, signori: noi dovremmo provare pietà per loro. Molti di essi furono un tempo infatti Uomini, nati per essere buoni cittadini dell’Impero e cresciuti come Uomini fino a ché le loro mutazioni non si fecero palesi. Molti, infatti, sono indubbiamente tragici e nelle loro origini e nel loro fato. E’ indubbio che essi rappresentino una delle minacce più pericolose ed insidiose che l’Impero debba fronteggiare. E’ pratica comune presso le zone rurali che i paesani diano luce a neonati mutati, per abbandonarli poi nelle foreste, lasciando che i simili di queste sfortunate creature ritrovino gli infanti, cercando di assicurare loro quanto meno una certa forma di “esistenza”. Quest’attitudine è una forma di debolezza, una debolezza pervasiva e perfida che può costituire la rovina della nostra grande nazione; dovremmo agire nei confronti di coloro che agiscono in questo modo con la stessa veemenza con la quale agiamo contro le bande dei Predoni del Caos che vengono dal nord, con la stessa decisione con la quale affrontiamo i covi degli Uominibestia stessi, poiché sono questi sfortunati nati che serrano le file dei nostri nemici. In base ai miei studi posso affermare che la maggior parte degli adulti degli Uomini bestia sono sterili; è tuttavia molti villaggi dell’Impero sono avviluppati dalle energie del Caos che agiscono come fertile forza seminatrice per le schiere di questi abomini. La pietà non deve avere alcun rifugio nelle nostre mani mentre colpiamo con decisione per distruggere tutti gli Uominibestia e la nostra stessa pietà deve darci la forza nel battagliare contro questi rampolli del Caos. Faccio dunque appello a tutti i cacciatori di streghe puri di cuore e saldi di volontà, così come ai cavalieri e a tutti gli organi della giustizia Imperiale, di essere sempre vigilanti nell’individuare dove il seme del Caos si annida, e di fare in modo che la spada della giustizia si abbatta su coloro che sono stati ammorbati dalle forze oscure che ci sono nemiche: tagliando alla radice le piante che crescono malate nel nostro stesso giardino terremo lontani e meno forti i nostri nemici.

Albrecht Kinear, professore emerito dell’Università di Nuln